giovedì 4 giugno 2020

La scelta pacifista dello scienziato Franco Rasetti

Mi sono sempre chiesto come sia possibile per uno scienziato lavorare a scopo bellico e rimanere sereno. Ma come, penso, proprio lo scienziato, una figura colta, una mente brillante, che riesce a decifrare i meccanismi che regolano l'universo, si vende a così buon mercato? Mi sono leggermente ricreduto quando ho letto le memorie di Richard Feynman, scienziato americano che ha collaborato alla costruzione della bomba atomica, in cui si intuiva la frustrazione dello scienziato per ciò che aveva fatto. 
Albert Einstein, con mia profonda ammirazione, è stato uno dei pochi che si è espresso pubblicamente riguardo alla guerra. Ha firmato un manifesto per la pace - in cui metteva in guardia il mondo dall'utilizzo delle armi nucleari - e si è sempre espresso nei suoi saggi filosofici contro la guerra e la leva obbligatoria, che ai suoi tempi era in vigore. Definiva la leva obbligatoria come una privazione della libertà e la guerra come una cosa da superare. Dimostrazione che l'etica e la filosofia non sono solo importanti in ambito scientifico, sono fondamentali. A tal proposito intendo citare e rendere omaggio ad un brillante scienziato italiano che, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, ha preso posizioni importanti e per questo - purtroppo - è poco conosciuto. Posizioni che - se prese anche dai suoi colleghi - avrebbero risparmiato molti disastri. Parlo di Franco Rasetti.

Franco Rasetti nasce a Pozzuolo Umbro, frazione di Castiglione del Lago (PG). Di secondo nome fa Rama, nome voluto dallo zio Gino Galeotti (professore di patologia) in omaggio ai suoi viaggi in India per studiare la peste. A proposito dello zio, nella sua biografia, Franco Rasetti ha detto:
 
"A questa influenza (quella dei genitori) devo aggiungere quella di mio zio, Gino Galeotti, un professore di patologia molto noto nelle università italiane. Poteva risolvere equazioni differenziali, discutere delle prime eresie Cristiane, leggere Tolstoj in Russo. A queste doti aggiunse una passione entusiasta per le scalate in montagna e lo sci che non esitai a seguire."


I genitori di Franco hanno optato per provvedere direttamente all'istruzione del figlio, non iscrivendolo alle scuole elementari. Oggi questa pratica, diffusa ma poco nota, si chiama homeschooling. Apprendiamo sempre dalla biografia di Franco:

"Mia madre mi ha raccontato che ero un bambino precoce. A tre anni e mezzo sapevo leggere un po', fare disegni e ritagliare sagome di animali di carta, già mostravo quell'interesse per le scienze naturali che non è ancora scomparso. A sei, sette anni già sapevo distinguere i principali ordini e famiglie di insetti e conoscevo a memoria centinaia di nomi scientifici"

Nel 1918, all'età di 17 anni, si diploma con buoni voti e si iscrive all'università di Pisa, dove conosce Enrico Fermi. Nel 1920 sono solo tre gli studenti iscritti al dipartimento di Fisica di Pisa e cioè Franco Rasetti, Enrico Fermi e Nello Carrara. Il professore Luigi Puccianti direttore del laboratorio di fisica li guiderà dandogli importanti insegnamenti nel campo della Spettroscopia. Puccianti lascia ai giovani studenti tutto quello che serve per realizzare i loro esperimenti dandogli la chiave della biblioteca e quella del laboratorio. Possono elaborare le loro proprie esperienze e utilizzano il laboratorio a loro piacere. Franco Rasetti si laurea con pieni voti e lode nell'ottobre 1922, presentando la tesi sulla "dispersione anomala nei vapori dei metalli alcalini".

Rasetti, Fermi e Segrè in toga per una seduta di laurea

I ragazzi di via panisperna

Al numero 90 di via Panisperna a Roma, c'è il primo istituto di fisica in Italia e uno dei più all'avanguardia in Europa.  I ragazzi di via Panisperna oltre a Franco Rasetti, chiamato a Roma nel gennaio 1927, erano: Enrico Fermi, Emilio Segrè, Ettore Maiorana ed Edoardo Amaldi. Successivamente si unirono: Bruno Pontecorvo laureato con tesi in spettroscopia, il chimico Oscar D'Agostino e Ugo Fano. Dalla biografia di Franco:

L'attività del gruppo negli anni 1927-1931 si svolse quasi interamente nel campo della spettroscopia atomica e molecolare, anche perché ne conoscevamo bene la tecnica e avevamo strumenti adeguati. Fermi partecipava agli esperimenti e all'interpretazione teorica dei risultati.

Dopo aver ottenuto alcuni significativi risultati in spettroscopia atomica e molecolare, intorno al 1930 il gruppo giunge alla conclusione che questa fisica non offre più un campo d'indagine con grandi prospettive e viene deciso di intraprendere lo studio della fisica del nucleo. Rasetti descrive così questa decisione: Fermi ed anche gli altri del gruppo si avvidero che l'avvenire della spettroscopia, e più in generale della fisica atomica, appariva piuttosto limitato. Fermi previde che l'interesse si sarebbe spostato dalle parti estreme dell'atomo al suo nucleo. 

La scelta pacifista di Franco Rasetti

Nel 1939 in Italia piombavano le leggi razziali. Per questo motivo Franco, come altri scienziati, decide di stabilirsi altrove. Impossibile per lui rimanere in un paese il cui tessuto sociale è così disgregato. Accetta di buon grado l'incarico di professore presso l'università "Laval" di Québec nello stato del Canada, creando un laboratorio di fisica nucleare e sui raggi cosmici. In Europa la guerra infuriava e giravano voci di allarmanti progressi sulla fisica nucleare da parte del regime nazista. Così Enrico Fermi e altri scienziati accettano di lavorare al progetto Manhattan, cosa che Franco Rasetti ha preferito rifiutare. Enrico Fermi diventa il leader del gruppo incaricato di portare a termine la prima fase del progetto che porterà alla bomba. Il lavoro, coperto da segreto militare, viene svolto in uno scantinato dell'università di Chicago designato con il nome in codice di Metallurgical Laboratory. Nel dicembre 1942 la prima reazione di fissione nucleare controllata della storia viene innescata nel reattore costruito sotto la direzione di Enrico Fermi. Nell'agosto del 1944 Fermi si trasferisce stabilmente nel laboratorio di Los Alamos, dove ha lavorato anche il noto scienziato americano Richard Feynman, assistendo nel luglio 1945 alla prima esplosione nucleare nel deserto di Alamogordo. Rasetti si è così espresso successivamente ricordando quel periodo:

Dopo una approfondita riflessione declinai l'offerta; ci sono poche decisioni mai prese nel corso della mia vita per le quali ho avuto un minor motivo di rimpianto. Ero convinto che nulla di buono avrebbe potuto scaturire da nuovi e più mostruosi mezzi di distruzione e gli eventi successivi hanno confermato in pieno i miei sospetti. Per quanto perverse fossero le potenze dell'asse, era evidente che l'altro fronte stava sprofondando in un livello morale (o immorale) simile nella condotta della guerra come testimonia il massacro di 200.000 civili Giapponesi a Hiroshima e Nagasaki.

Hiroshima dopo il bonbardamento


Con questa scelta Rasetti da inizio al suo progressivo allontanamento dalla comunità scientifica internazionale e al suo cambio di campo di ricerca.
N
el 1947 si trasferisce alla John Hopkins University di Baltimora, dove insegna ancora fisica, ma anche geologia, paleontologia, entomologia e botanica. Negli anni successivi diventa il più autorevole studioso al mondo dell'era geologica del Cambriano. A tal proposito ha scritto:

Scoprire i segreti della Natura è tra le cose più affascinanti. Ma può darsi che qualcosa sia insieme molto affascinante e molto pericoloso. Penso che gli uomini dovrebbero interrogarsi più a fondo sulle motivazioni etiche delle loro azioni. E gli scienziati, mi dispiace dirlo, non lo fanno molto spesso. Sono ben consapevole che la geologia e la paleontologia non hanno l’alto rango della fisica nella gerarchia delle creazioni dell’intelletto umano. A me comunque, la contemplazione delle meraviglie della natura, una montagna, un fiore, un insetto, un fossile, non hanno dato minor piacere delle creazioni della nostra mente fisica e matematica“

Chiudo con questa citazione del poco conosciuto scienziato Franco Rasetti, pacifista e mente brillante. Una citazione importante, perchè rende giustizia a come stanno le cose realmente: il processo etico/filosofico è assolutamente estraneo a molti scienziati e questo ha portato - e porta tutt'ora - a situazioni profondamente ingiuste.

Riferimenti

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