lunedì 27 aprile 2020

L'importanza del pensiero filosofico nella scienza: il manifesto Russel-Einstein

Oggi pare esserci una spaccatura profonda tra argomenti scientifici e argomenti umanistici, etici e filosofici. Tale spaccatura trae sicuramente origini in tempi lontani ma si fa oggi più compatta con l'avanzare inesorabile della tecnica. Ci sono ancora scienziati tendenti all'ormai preistorico positivismo, pronti a puntare il dito contro false credenze e grandi problemi filosofici che sarebbero, a loro modo di vedere, mere questioni di numeri e probabilità.
E' il caso del fisico premio nobel Steven Hawking che ha ribadito più volte, anche nei suoi saggi, quanto la filosofia sia morta e, alla luce dei traguardi nel campo della fisica, sia ormai una credenza sciocca. Steven Hawking è stato un grandissimo scienziato, famoso per la sua equazione che stabilisce l'evaporazione dei buchi neri, che gli ha valso il nobel, e soprattutto per una malattia, la distrofia muscolare, che lo dava per spacciato in tenera età
Il fisico premio nobel Steven Hawking
ma che, grazie alla sua passione per la fisica, ha saputo combattere fino alla fine. Un uomo come lui è sicuramente fonte di ispirazione per molti e il suo lascito, i suoi lavori nel campo della fisica, sono stati un enorme contributo nell'avanzamento della conoscenza scientifica. Nonostante questo io credo che Hawking avesse torto sul considerare la filosofia e l'indagine umanistico/filosofica alla stregua di una favoletta insignificante e, come me, molti altri, anche scienziati e professori, hanno più volte ribadito questo concetto. Questo per vari motivi, il primo del quale, a mio avviso, è quello che la tecnica non può essere fine a se stessa ma deve assecondare i reali bisogni delle persone, che a loro volta sono conoscibili esclusivamente attraverso l'indagine filosofica. E' ovvio che non possiamo pretendere che un fisico sappia che cosa voglia dire indagare filosoficamente la società umana ma dovremmo pretendere tutti che queste due figure, lo scienziato e il pensatore, collaborino, si confrontino e si scontrino nel rispetto l'uno dell'altro, al fine di arricchire entrambi i processi, quello filosofico e quello scientifico. Un'altro motivo per il quale è importante la filosofia  è il fatto che la scienza è un mezzo e non un fine, e questo a partire dagli albori dei primi scienziati dell'antica Grecia. Il motivo per il quale la scienza è nata e si è sviluppata, in un contesto di libertà intellettuale, è quello di interrogarsi sul perchè delle cose. Il mistero, la voglia di scoprire il motivo della nostra esistenza sono state le motivazioni che hanno spinto uomini come Anassimandro o Aristotele a intraprendere la ricerca scientifica, non dimentichiamolo!

Oltre a questo, mi preme segnalare un altro malsano atteggiamento che, ahimè, hanno anche alcuni scienziati di oggi. Mi riferisco a quel tipo di divulgazione scientifica mirata a sbugiardare e a sminuire il prossimo. Certo, laddove ci siano evidenti scorrettezze scientifiche, alla luce delle attuali conoscenze, mi sembra giusto che uno scienziato vada a fare chiarezza. Quello che è importante, però, è la forma con la quale viene attuato questo processo di smascheramento delle famose fake news. Innanzitutto nessuno, tanto meno uno scienziato, dovrebbe permettersi di offendere pubblicamente una categoria di persone o sminuirla, legittimando stereotipi e violenze verbali che non solo sono di pessimo gusto, ma non giovano di certo a qualsiasi discussione. Inoltre con un tipo di atteggiamento del genere passa il messaggio, volontariamente o involontariamente, che la scienza sia un dogma, che sia riservata ad una cerchia ristretta di persone o che non sia democratica. Questi messaggi sono sbagliati e tecnicamente scorretti ma ho già affrontato la questione in questo articolo. Per essere precisi mi riferisco alle uscite del medico Roberto Burioni che ci ha spesso "deliziati" con commenti e post offensivi sui social nei confronti di determinate persone.

Dovremmo, io credo, imparare dal passato e guardare ai grandi uomini protagonisti del progresso scientifico e umanistico: in tal senso sarebbe assurdo non nominare il professor Albert Einstein.
Albert Einstein
Il fisico e filosofo Albert Einstein
leggeva Kant e frequentava per passione, da ragazzino, le lezioni di fisica all'università di Pavia, è così che si diventa scienziati sul serio. E' famoso per i suoi enormi contributi alla conoscenza scientifica tra cui è necessario ricordare: la scoperta dell'effetto fotoelettrico, l'equivalenza massa ed energia (la famosa formula E=mc2), la teoria della relatività ristretta, la teoria della relatività generale. La scoperta della relazione tra massa ed energia diede successivamente origine a progetti per la realizzazione di bombe che avrebbero sprigionato un enorme quantità di energia: le bombe nucleari. Einstein, che si era sempre dichiarato contrario all'uso delle nozioni scientifiche per la guerra già nel primo conflitto mondiale, nel luglio del 1955 scrisse, assieme ad altri colleghi, un manifesto per la pace rivolto ai governi più potenti. E' da questo tipo di azioni che viene avvalorato il connubio vincente tra scienza e filosofia e in cui viene, invece, messa in luce la contraddizione del considerare la scienza l'unico approccio che abbia valore. Ecco perchè mi sembra importante che gli scienziati si facciano portavoce di messaggi importanti come questo, della pace, o che, per lo meno, permettano ai filosofi di indagare la scienza.
 
Di seguito riporto integralmente quello che viene definito il manifesto Russel-Einstein del 1955.


Nella tragica situazione che affronta l’umanità, noi riteniamo che gli scienziati dovrebbero riunirsi in un congresso per valutare i pericoli che sono sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito della seguente bozza di documento.

Non stiamo parlando, in questa occasione, come membri di questa o quella nazione o continente o fede religiosa, ma come esseri umani, membri della specie umana, la cui sopravvivenza è ora messa a rischio. Il mondo è pieno di conflitti, tra cui, tralasciando i minori, spicca la titanica lotta tra Comunismo e Anticomunismo. Quasi chiunque abbia una coscienza politica nutre forti convinzioni a proposito di una di queste posizioni; noi vogliamo che voi, se è possibile, mettiate da parte queste convinzioni e consideriate voi stessi solo come membri di una specie biologica che ha avuto una ragguardevole storia e di cui nessuno di noi desidera la scomparsa.

Cercheremo di non dire una sola parola che possa piacere più ad un gruppo piuttosto che all’altro. Tutti, in eguale misura, sono in pericolo e se il pericolo è compreso, c’è speranza che lo si possa collettivamente evitare.

Dobbiamo cominciare a pensare in una nuova maniera. Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per offrire la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci saranno poi ulteriori mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo farci è: che passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per entrambe le parti?

Un vasto pubblico e perfino molti personaggi autorevoli non hanno ancora capito che potrebbero restare coinvolti in una guerra di bombe nucleari. La gente ancora pensa in termini di cancellazione di città. Si è capito che le nuove bombe sono più potenti delle vecchie e che, mentre una bomba –A potrebbe cancellare Hiroshima, una bomba‐H potrebbe distruggere le più grandi città, come Londra, New York o Mosca. Non c’è dubbio che, in una guerra con bombe‐H, grandi città potrebbero finire rase al suolo. Ma questo è uno dei disastri minori che saremmo chiamati a fronteggiare. Se tutti, a Londra, New York e Mosca venissero sterminati, il mondo potrebbe, nel corso di pochi secoli, riprendersi dal colpo. Ma ora noi sappiamo, specialmente dopo i test alle isole Bikini, che le bombe nucleari possono gradualmente spargere distruzione su di una area ben più vasta di quanto si pensasse.

Si è proclamato con una certa autorevolezza che ora si può costruire una bomba 2.500 volte più potente di quella che ha distrutto Hiroshima.

Una tale bomba, se esplodesse vicino al suolo terrestre o sott’acqua, emetterebbe particelle radioattive nell’atmosfera. Queste ricadono giù gradualmente e raggiungono la superficie terrestre sotto forma di polvere o pioggia mortifera. E’ stata questa polvere che ha contaminato i pescatori giapponesi e i loro pesci. Nessuno sa quanto queste particelle radioattive possano diffondersi nello spazio, ma autorevoli esperti sono unanimi nel dire che una guerra con bombe‐H potrebbe eventualmente porre fine alla razza umana. Si teme che, se molte bombe‐H fossero lanciate, potrebbe verificarsi uno sterminio universale, rapido solo per una minoranza, ma per la maggioranza una lenta tortura di malattie e disgregazione.

Molti avvertimenti sono stati lanciati da eminenti scienziati e da autorità in strategie militari. Nessuno di loro dirà che sono sicuri dei peggiori risultati. Quello che diranno sarà che questi risultati sono possibili, e nessuno può essere certo che non si realizzeranno. Non abbiamo ancora capito se i punti di vista degli esperti su questa questione dipendano in qualche grado dalle loro opinioni politiche o pregiudizi. Dipendono solo, per quanto ci hanno rivelato le nostre ricerche, da quanto è vasta la conoscenza particolare dell’esperto. Abbiamo scoperto che gli uomini che conoscono di più sono i più tristi. Questa è allora la domanda che vi facciamo, rigida, terrificante, inevitabile: metteremo fine alla razza umana, o l’umanità rinuncerà alla guerra?

La gente non affronterà l’alternativa perché è così difficile abolire la guerra. L’abolizione della guerra richiederà disastrose limitazioni alla sovranità nazionale. Ma probabilmente la cosa che impedirà maggiormente di comprendere la situazione sarà il fatto che il termine “umanità” suona vago e astratto. La gente a malapena si rende conto che il pericolo è per loro stessi, i loro figli e i loro nipoti, e non per una vagamente spaventata umanità. Possono a malapena afferrare l’idea che loro, individualmente, e coloro che essi amano sono in pericolo imminente di perire con una lenta agonia. E così sperano che forse la guerra con la corsa a procurarsi armi sempre più moderne venga proibita. Questa speranza è illusoria. Qualsiasi accordo sia stato raggiunto in tempo di pace per non usare le bombe‐H, non sarà più considerato vincolante in tempo di guerra, ed entrambi i contendenti cercheranno di fabbricare bombe‐H non appena scoppia la guerra, perché se una fazione fabbrica le bombe e l’altra no, la fazione che l’avrà fabbricate sarà inevitabilmente quella vittoriosa.

Sebbene un accordo a rinunciare alle armi atomiche come parte di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe una soluzione definitiva, potrebbe servire a degli scopi importanti. Primo, ogni accordo tra Est e Ovest va bene finchè serve ad allentare la tensione. Secondo, l’abolizione delle armi termo‐nucleari, se ogni parte credesse all’onestà dell’altra, potrebbe far scendere la paura di un attacco proditorio stile Pearl Harbour che ora costringe tutte e due le parti in uno stato di continua apprensione.

Noi dovremmo, quindi, accogliere con piacere un tale accordo sebbene solo come un primo passo. Molti di noi non sono neutrali, ma, come esseri umani, ci dobbiamo ricordare che, se la questione tra Est ed Ovest deve essere decisa in qualche maniera che possa soddisfare qualcuno, Comunista o Anti‐comunista, Asiatico o Europeo o Americano, bianco o nero, questa questione non deve essere decisa dalla guerra. Noi desidereremmo che ciò fosse compreso sia all’Est che all’Ovest.

Ci attende, se sapremo scegliere, un continuo progresso di felicità, conoscenza e saggezza. Dovremmo invece scegliere la morte, perché non riusciamo a rinunciare alle nostre liti? Facciamo un appello come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Se riuscirete a farlo si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; se non ci riuscirete, si spalancherà dinanzi a voi il rischio di un’estinzione totale.

Risoluzione:

Noi invitiamo il Congresso, e con esso gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente risoluzione: “In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa.

Firmato da
Max Born Perry
W. Bridgman
Albert Einstein
Leopold Infeld
Frederic Joliot‐Curie
Herman J. Muller
Linus Pauling
Cecil F. Powell
Joseph Rotblat
Bertrand Russell
Hideki Yukawa

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